giovedì 5 novembre 2009

I PROBIOTICI (dietro la pubblicità)


I probiotici sono definiti come «supplementi alimentari microbici vivi, che influenzano favorevolmente la salute dell’ospite, migliorandone l’equilibrio microbico intestinale». Svolgono insomma funzione diametralmente opposta agli antibiotici. Una volta definiti genericamente ''fermenti lattici'', i probiotici sono prodotti contenenti microrganismi vivi che vengono assunti con l'obiettivo di modificare la microflora intestinale, al fine di migliorare lo stato di salute dell'individuo o trattare una malattia. Essi possono includere una o più specie di batteri, più spesso Lactobacilli (es. Dicoflor, Floxin) e/o Bifidobacterium per lo più in associazione con altri batteri, componenti della normale flora intestinale (es. Lactipan Plus, Infloran) o, meno frequentemente, con lieviti come il Saccaromyces (es. Lievito Sohn, Inolact) . Integratori (es. polveri , capsule, compresse), farmaci e alimenti come yogurt, formaggi e latti fermentati, contenenti uno o più probiotici vivi, sono sempre più presenti negli scaffali di farmacie, supermercati e negozi specializzati.

La comunità batterica residente nel tratto gastrointestinale umano ha un importante impatto sulle funzionalità gastrointestinali e in generale sulla salute dell’ospite. Il tratto gastrointestinale, sterile alla nascita, viene colonizzato dai batteri ingeriti durante il parto, i quali a partire da quel momento, iniziano a moltiplicarsi e formano la così detta flora intestinale. Questo ecosistema è importante per il mantenimento della salute dell'uomo. Contribuisce infatti a numerose funzioni come ad esempio le funzioni digestive, la sintesi di determinate sostanze e la protezione nei confronti di batteri e virus patogeni. Tuttavia, sia condizioni patologiche, come la diarrea, ma anche stress, variazioni della dieta, assunzione di antibiotici possono avere effetti considerevoli sull’integrità della flora batterica intestinale.

Le modalità con le quali i probiotici svolgono un effetto benefico non sono del tutto conosciute; le ipotesi più plausibili sono la capacità di ripristinare la normale flora intestinale, di sostituirsi ai batteri patogeni o di bloccare la loro crescita attraverso una competizione per i nutrienti, di sintetizzare sostanze ad azione antibatterica e di stimolare la risposta immunitaria. Ma perché tutto questo possa avvenire è necessario che un certo numero di microrganismi vivi possa raggiungere e colonizzare l'intestino. I probiotici perciò devono sopravvivere all'ambiente acido dello stomaco e all'effetto dei sali biliari nella prima parte dell'intestino.
Negli ultimi anni, gli studi sui probiotici hanno fatto un salto di qualità rilevante, abbandonando l'empirismo del passato per intraprendere la strada del metodo scientifico. La loro efficacia è stata valutata per molte patologie non sempre con risultati positivi e/o concordanti. Così, ad esempio, molti probiotici hanno dimostrato di essere in grado di abbreviare di circa 1 giorno la diarrea acuta nel bambino, ma il loro ruolo nella diarrea dell'adulto rimane da stabilire. Hanno prodotto invece esiti deludenti nella prevenzione della diarrea del viaggiatore, consentendo solo una modesta riduzione degli episodi di diarrea. Nelle malattie infiammatorie intestinali come colite ulcerosa e morbo di Crohn, nelle quali si segnalano spesso squilibri nella flora intestinale, manca ancora per i probiotici la conferma della loro efficacia. I risultati di uno studio indicano che il probiotico Lactobacillus rhamnosus GG, assunto durante la gravidanza e continuato durante l'allattamento al seno o somministrato al neonato, può aiutare a prevenire l'eczema atopico nei bambini con storia familiare di atopia, ma questo dato richiede conferma . Non ci sono neppure prove convincenti del fatto che i probiotici siano di qualche utilità nel trattamento di bambini affetti da eczema atopico o nella prevenzione o nel controllo della rinite allergica o dell'asma. Infine, occorre evidenziare che il diffuso impiego di questi prodotti per risolvere problemi di stipsi non trova alcun riscontro in letteratura, anche se non possono essere esclusi miglioramenti soggettivi. Gli effetti benefici rilevati spesso sono specifici per alcuni ceppi e non possono essere estesi ad altri. Non esistono dati pubblicati sulla carica microbica che un probiotico dovrebbe contenere, né sullo schema di trattamento più appropriato. Inoltre poiché i probiotici sono classificati anche come alimenti o integratori alimentari, non solo come farmaci, non esistono norme che definiscano quale debba essere la ''qualità'' delle preparazioni commercialmente disponibili soprattutto per ciò che riguarda il numero di microrganismi vivi o le specie effettivamente presenti all'interno di certi prodotti, cosa che rende ancora più complicata la loro reale valutazione.
È in aumento l’interesse dei ricercatori sulla microflora intestinale e sulle interazioni con la mucosa intestinale e il tessuto linfatico associato (GAL: Gut Associated Lymphoid).
Recentemente in Italia si sono svolti due Congressi (Roma-Verona) sulle evidenze sinora raccolte in questo ambito a partire dall’isolamento del Lactobacillus Casei Shirota (LcS) presente nel latte fermentato probiotico denominato Yakult (che vuol dire yogurt in esperanto) isolato per la prima volta da Minoru Shirota nel 1930. Oggi questo ceppo è il probiotico più venduto al mondo, tuttavia nei prossimi anni sentiremo sempre meno parlare genericamente di “probiotici”. Ovviamente il ceppo deve dare garanzie di sopravvivere al transito gastrico, agli acidi biliari, e di riprodursi nell’intestino. La stabilità, la vitalità, l’efficacia dei probiotici devono essere verificati anche nei prodotti com-merciali (integratori e alimenti). 
Secondo Lorenzo Morelli (Microbiologia Università Cattolica Piacenza) il meccanismo solitamente citato per giustificare l’uso dei probiotici (cioè il riequilibrio del microbiota intestinale) è quello meno dimostrato, probabilmente perché inefficace nella maggior parte dei casi se non in presenza di disbiosi dovute a trattamenti antibiotici o altre cause. Molto più solide sono le evidenze che legano l’attività probiotica a un’azione immunomodulante, o all’inattivazione di tossine prodotte da patogeni o come pure alla produzione direttamente nell’intestino di sostanze antibiotico-simili, le batteriocine.
È stato dimostrato che nei soggetti con una bassa attività delle cellule natural killer (NK), ritenute importanti come prima linea di difesa dell’organismo contro i virus, il consumo quotidiano di LcS può contribuire ad aumentare in modo significativo tale attività. I probiotici infine possono essere di aiuto per migliorare il decorso e la prognosi di alcune malattie intestinali (colon irritabile, rettocolite ulcerosa, celiachia) perché interferiscono con la liberazione dei mediatori della flogosi (infiammazione). Anche se, rispetto al passato, si sono acquisite molte conoscenze, prima di poter sostenere l'uso allargato dei probiotici nel trattamento dei disordini gastrointestinali devono essere ancora chiariti molti aspetti come il dosaggio ottimale nonché i possibili rischi legati al trattamento.
(fonte: fosan.it e saninforma.it; immagini: saninforma.it e protonutrizione.blogosfera.it)

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